La Bianca Signora
Sera.
Due passi per il paese.
Poche persone in giro, niente macchine.
Molti locali chiusi.
Andrò al bar del Gianni, non abita qui ma quello quando ha visto la neve è capace di essere venuto in moto.
Intanto incrocio una vecchina. Di quelle che abbiamo noi. Non di quelle con la testa cotonata ma piuttosto grembiule e gambaletti con qualsiasi temperatura. La saluto con un gesto della mano. Mi sorride.
Io: cuffia, piumino da snow, scarponi da montagna rossi, guanti e muso cacciato nel bavero.
Passo davanti ad un pupazzo di neve altro quattro metri.
Mi fermo e lo guardo. Lui guarda mè come per chiedermi se sono un pupazzo di neve anch'io.
Già, bella domanda!
Passo davanti alle case e penso che dentro ci sono bambini (di tutte le età) che pensano sognanti all'indomani sulla neve.
Vecchi saggi che prendono atto della situazione e attizzano il fuoco.
Vecchi stolti (di tutte le età) che imprecano contro la neve e il disagio che ne deriva come se avessero anche solo un vago potere di far valere la loro prepotenza come magari sono abituati a fare coi propri simili.
La mia bianca amica per risposta se ne frega e continua a cadere con pacato disinteresse.
Noto le solite cose banali. Il silenzio, le forme smussate e i colori annullati.
Penso.
Penso ai pensieri malvagi.
Chi ne ha è lui stesso malvagio?
Oppure diventa buono o cattivo nel momento in cui decide di seguirli o meno?
Chi non ne ha, allora?
Come si può dire che sia buono o cattivo se non ha scelta?
La neve sta volta non risponde ma mentre apro la porta del bar mi sembra di sentire un risolino divertito alle spalle.
Non ho neanche bisogno di voltarmi.
Due passi per il paese.
Poche persone in giro, niente macchine.
Molti locali chiusi.
Andrò al bar del Gianni, non abita qui ma quello quando ha visto la neve è capace di essere venuto in moto.
Intanto incrocio una vecchina. Di quelle che abbiamo noi. Non di quelle con la testa cotonata ma piuttosto grembiule e gambaletti con qualsiasi temperatura. La saluto con un gesto della mano. Mi sorride.
Io: cuffia, piumino da snow, scarponi da montagna rossi, guanti e muso cacciato nel bavero.
Passo davanti ad un pupazzo di neve altro quattro metri.
Mi fermo e lo guardo. Lui guarda mè come per chiedermi se sono un pupazzo di neve anch'io.
Già, bella domanda!
Passo davanti alle case e penso che dentro ci sono bambini (di tutte le età) che pensano sognanti all'indomani sulla neve.
Vecchi saggi che prendono atto della situazione e attizzano il fuoco.
Vecchi stolti (di tutte le età) che imprecano contro la neve e il disagio che ne deriva come se avessero anche solo un vago potere di far valere la loro prepotenza come magari sono abituati a fare coi propri simili.
La mia bianca amica per risposta se ne frega e continua a cadere con pacato disinteresse.
Noto le solite cose banali. Il silenzio, le forme smussate e i colori annullati.
Penso.
Penso ai pensieri malvagi.
Chi ne ha è lui stesso malvagio?
Oppure diventa buono o cattivo nel momento in cui decide di seguirli o meno?
Chi non ne ha, allora?
Come si può dire che sia buono o cattivo se non ha scelta?
La neve sta volta non risponde ma mentre apro la porta del bar mi sembra di sentire un risolino divertito alle spalle.
Non ho neanche bisogno di voltarmi.
3 Comments:
Favolose le tue parole, semplicemente favolose....
Grazie per averci tenuto compagnia mercoledì con la tua allegria!
Un bacio e un forte abbraccio,
*Lila*
Il solito profondo Monte! Quella foto la riconosco! Mi ci ritrovo! Un abbraccio caldo per te in una giornata fredda.
Questa è bella.
Mi piace molto.
A scavarti dentro si scoprono cose interessanti.
Peccato che poi perdi 3-2 col San Paolo...
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